Il Metodo PERSONA-DOLL
Questo metodo che nasce negli Stati Uniti intorno agli anni '50 fa uso di speciali "bambole" per sviluppare empatia verso eventuali difficoltà e problematiche di cui la bambola è testimone.
Una specie di stimolo catartico per promuovere riflessione, rispetto, tolleranza e capacità di reazione verso le difficoltà nelle quali gli altri si possono trovare, cercando una possibile soluzione.Quali problemi possiamo affrontare? Dai più semplici di relazione con gli altri come ad esempio giocare insieme senza litigare, a problematiche più complesse come il bullismo, la disabilità, le questioni legate alla differenza di genere, al lutto, alla violenza...temi che non è semplice affrontare con i bambini e le bambine. Questo metodo aiuta ad abbattere pregiudizi come il razzismo, il sessismo, la xenofobia.
Questo perché le bambole ci raccontano le loro storie, le loro difficoltà, le loro paure e le loro gioie, creando empatia e fiducia. Inoltre, sono uno stimolo per i bambini a parlare delle loro emozioni e delle loro idee.
lo scopo è entrare in contatto con storie di difficoltà vissute per superarle e trovare, insieme, soluzioni. Comprendere la diversità può migliorare le abilità sociali.
Come:
gli insegnanti decidono insieme di creare un profilo di una bambola che possa essere adatto alla classe dove si inserirà. Non deve rassomigliare qualcuno ma fungere da stimolo per tutti. Questo profilo si arricchirà di storie e episodi e la bambola crescerà insieme ai bambini.
L'incontro con la bambola sarà di una volta alla settimana, circa. Per il resto del tempo, la bambola sarà posizionata in un luogo prestabilito fuori dall'aula.
Ogni bambola avrà un libro dove chiunque potrà leggere il suo profilo e le sue storie, oltre a trovare esemplificate le attività svolte.
Durante i primi incontri ci sarà solo la presentazione e i primi avvicinamenti con i bambini e con le bambine. Se vogliono possono toccarla e prenderla in braccio. Non è un giocattolo, quindi non ci si gioca ma ci si parla.
Questa metodologia, viene utilizzata non solo con i bambini, ma anche con gli adulti, ad esempio con i malati di Alzheimer.
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